Ictus cerebrale: sintomi e incidenza.
Una donna su cinque potrebbe essere colpita da ictus cerebrale nell’arco della vita, già a partire dai 55 anni, con probabilità crescenti intorno ai 65 anni e punte massime tra gli 80 e gli 85 anni. Un problema sensibile sul quale la World Stroke Organization, promossa in Italia dalla Federazione A.L.I.Ce Italia Onlus, riporta quest’anno l’attenzione con lo slogan “I am a woman. Stroke affects me” diffuso in occasione della Giornata Mondiale dell’Ictus Cerebrale, che ricorre il 29 Ottobre.
Incidenza ictus cerebrale: le statistiche.
I numeri sono importanti: 200 mila casi ogni anno (80 per cento di nuove manifestazioni e 20 di ricaduta di malattia) di cui la metà interessano donne in età avanzata. A rendere il problema ancora più degno di attenzione sono le implicazioni e il rischio disabilità dell’ictus cerebrale: soprattutto difficoltà funzionali, motorie, di linguaggio con cui convivono oggi all’incirca 1 milione di persone.
Il “colpo”, come viene comunemente chiamato l’ictus, è una lesione cerebro-vascolare causata dall’interruzione del flusso di sangue al cervello per una ostruzione o la rottura di un’arteria.
«Ma a differenza della malattia cardiaca o dell’infarto miocardico che dipende da una sola causa – spiega il dottor Marco Stramba-Badiale, direttore del dipartimento Geriatrico-Cardiovascolare e Laboratorio Sperimentale di Ricerche di Riabilitazione e Medicina Cerebrovascolare dell’Auxologico di Milano – l’ictus può essere determinato da più fattori: da una emorragia, da un episodio ischemico, ossia un embolo che si stacca da una placca aterosclerotica dei grossi vasi del collo (carotidi), dal cuore per una aritmia cardiaca (fibrillazione atriale) o da una malattia dei piccoli vasi intracranici».
Quando un’arteria nel cervello scoppia o si ostruisce, fermando o interrompendo il flusso di sangue, i neuroni, privati dell’ossigeno e dei nutrimenti necessari anche solo per pochi minuti, cominciano a morire con una cascata a domino sull’evoluzione della malattia. Fondamentale diviene riconoscerne subito i sintomi e, qualora l’evento accada, intervenire il più precocemente possibile.
Ictus: i sintomi
Pochi segni, che coinvolgono le funzionalità cerebrali, e le loro modalità di insorgenza, colti tempestivamente, sono i fattori chiave che possono contribuire a cambiare il decorso della malattia.
«Sono cinque i campanelli di allarme dell’ictus cerebrale, precisa lo specialista:
- Debolezza o insensibilità di una metà del volto.
- Debolezza o insensibilità di uno degli arti (braccio o gamba) della metà del corpo, che può essere caratterizzata anche da formicolii.
- Incapacità di esprimersi o di comprendere qualcuno che sta parlando.
- Oscuramento o perdita di visione da un solo occhio.
- Inspiegabile sensazione di vertigine, di sbandamento o cadute e/o un grave mal di testa.
Ciò che deve soprattutto insospettire è la comparsa improvvisa anche di una sola di queste condizioni, che deve indurre a chiamare subito il 118».
Ictus: i fattori di rischio
Alcune condizioni cliniche, specie se croniche, possono predisporre più facilmente allo sviluppo di un ictus, e fra queste:
- Le malattie cardiovascolari
- Le alterazioni pressorie
- Il diabete mellito
«L’associazione fra pressione e ictus – aggiunge Stramba-Badiale – è dipendente dall’età e persiste anche sopra gli 80 anni; poi particolarmente importanti sono le malattie cardiache, poiché il 15-20% degli ictus ischemici ha origine cardioembolica o è determinato da fibrillazione atriale. Da non sottovalutare è anche il diabete mellito, in cui il rischio di ictus è aumentato da 1,8 a 6 volte. Inoltre possono influire sull’insorgenza anche la presenza di placche aterosclerotiche sui vasi che portano il sangue al cervello o un attacco ischemico transitorio (TIA), che può annunciare un successivo ictus cerebrale».
Ictus cerebrale: fare prevenzione è possibile?
Prevenire l’ictus è possibile, con un corretto stile di vita. A partire dalla dieta di tipo mediterraneo, raccomandata dalla comunità scientifica internazionale, che preveda cioè un elevato consumo di frutta, verdura, legumi, cereali, olio di oliva e uno scarso apporto di grassi animali (poca carne, meglio bianca rispetto alla rossa, e più pesce); l’eliminazione o la riduzione di alcool con un consumo massimo di 2 bicchieri di vino per gli uomini e non più di un bicchiere per le donne; l’eliminazione del fumo e, non ultimo, l’attività fisica di tipo aerobico, ad esempio una camminata di 30 minuti a passo spedito (10-12 minuti per chilometro), che praticata in maniera costante e moderata ha un influsso benefico sia sulla prevenzione dell’ictus ischemico che emorragico.
Queste regole protettive non rappresentano la garanzia che la malattia potrà essere evitata, ma allontanata certamente sì.
I tool della salute
L‘ictus non è un evento raro. Ogni anno in Italia 185000 persone vengono colpite. 18-36.000 di queste muoiono dopo un mese, altre 18.000 circa entro un anno. Gli altri, nella stragrande maggioranza riportano disabilità di varia importanza permanenti. Sull’espressione “varia importanza” si gioca il resto della vita: tra camminare zoppicando, o utilizzare una sola mano e non camminare affatto c’è in mezzo un mondo.
Il nostro cervello ha assoluto bisogno di 2 cose, ossigeno e glucosio. Dal glucosio estrae l’energia per vivere e funzionare, l’ossigeno gli permette di produrre questa energia. Glucosio e ossigeno gli vengono portati dal sangue.
Nell’ictus (che è un’emorragia all’interno del cervello), nell’ischemia cerebrale, il trasporto si interrompe. Nell’ictus si interrompe perché un vaso si rompe e il sangue fuoriesce. Nell’ischemia il vaso viene tappato da un coagulo e quindi tutto ciò che è dopo non riceve più nulla, né nutrimento, né l’ossigeno per utilizzare il nutrimento.
Da notare che ictus ed ischemia sono eventi opposti, nel primo caso il sistema di coagulazione funziona poco, il vaso arterioso si rompe e una zona più o meno estesa si allaga di sangue. Nell’ischemia è il contrario, si forma un coagulo che tappa un vaso perché il soggetto coagula troppo e a sproposito, quando non deve.
Tuttavia, in entrambe le situazioni, sebbene opposte, il meccanismo del danno è simile: non arriva l’ossigeno (situazione intollerabile per il nostro cervello), più che il glucosio (situazione sostenibile più a lungo). Nel caso dell’ischemia, con trombosi, il sangue non arriva, nell’ictus, la massa di sangue che fuoriesce soffoca letteralmente le cellule nervose.
La mancanza di ossigeno è cruciale: il nostro cervello dopo 2-4 minuti di mancato apporto di sangue (e quindi di ossigeno) va incontro a danni irreversibili. Le conseguenze (da piccoli e trascurabili deficit alla morte) dipendono dall’estensione e dalla sede del danno.
Le moderne terapie possono essere di grandissimo aiuto per limitare drasticamente le conseguenze. E’ quindi fondamentale saper riconoscere l’arrivo dell’ictus o dell’ischemia che sia, considerando che difficilmente sarà presente un medico quando l’evento si scatenerà.
Quali i segni importanti? Va chiamato il 118 se improvvisamente compaiono una improvvisa debolezza o un formicolio o perdita di sensibilità in un arto, in entrambi di un solo lato, o se c’è difficoltà a parlare, o a vedere, su un lato, o si cade a terra e o si barcolla improvvisamente. Raramente è presente mal di testa. Basta uno solo di questi segni e il loro improvviso o rapido (minuti, ore, non giorni) manifestarsi per entrare in allarme e agire, chiamando il 118 o andando al pronto soccorso. Il futuro si gioca durante questo tempo.
Se i sintomi sopra elencati svaniscono prima di andare in ospedale si tratta probabilment di un TIA (attacco ischemico transitorio): una zona del cervello per un breve tempo non ha avuto sangue a sufficienza, poi la normalità è tornata. Si tratta di un campanello di allarme importantissimo, potrebbe non esserci una seconda possibilità.
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