Allenamento della resistenza: quello che c’è da sapere
Cosa è la resistenza? Cosa si intende per allenamento della resistenza? Quali sono i metodi per ottenerlo? Oggi risponderemo nella maniera più esauriente possibile a questa e a tante altre domande.
Che cosa è la resistenza?
Sarebbe inutile parlare di allenamento della resistenza senza capire bene cosa si intende con questo termine: la resistenza è la capacità fisica che ci permette di sostenere un determinato sforzo il più a lungo possibile. Il concetto di resistenza è strettamente connesso a quello della fatica. Sebbene sia chiaro a tutti cosa sia la fatica, in termini un poco meno divulgativi e più accurati, possiamo dire che la fatica è l’incapacità di produrre lo stesso livello di forza. Si tratta nel caso di resistenza e di fatica sostanzialmente di due facce dello stesso problema.
Il problema ha molteplici valenze. Il primo pensiero va allo sport, ma in realtà l’aspetto più rilevante è in medicina. Pensiamo alla frequentissima, grande affaticabilità dell’anziano, particolarmente grave, perché creerà meno movimento, quindi maggiore debolezza, quindi ancor meno movimento. Nell’anziano è un circolo vizioso.
Un secondo aspetto, fortunatamente meno frequente, è rappresentato dall’affaticabilità e mancanza di forza (astenia) di alcune malattie neurologiche (tipico il caso della Sclerosi Multipla)
Mutuando la procedura dallo sport, anche in medicina (nell’anziano in particolare) si è puntato a creare programmi di allenamento destinati ad incrementare la resistenza. Questo tipo di training tuttavia trova notevole ostacolo nelle capacità e anche nella disponibilità dei pazienti, con risultati quindi discutibili. Questi problemi diventano poi quasi insormontabili nella neurologia.
Come nasce la fatica?
Da cosa nasce la fatica? E’ un problema enorme. Molto schematicamente esistevano e in parte esistono alcune ipotesi:
- Finisce l’energia, ovvero la “benzina” dei muscoli, l’ATP.
- Si accumulano sostanze nei muscoli che vengono lette come un impedimento al movimento (acido lattico, potassio idrogeno ecc.).
Un’interpretazione più solida venne avanzata negli anni ’80.
Con il procedere dell’attività fisica (forse accumulo di sostanze nei muscoli), il sistema nervoso comincia fare piccoli errori. Il muscolo, che in un particolare movimento si dovrebbe rilasciare, non si rilascia e viene velocemente allungato mentre è ancora un poco contratto. Questa situazione crea mini lesioni nelle cellule e dalle lesioni si liberano sostanze che ci fanno sentire la fatica.
Come si combatte la fatica? Come si incrementa la resistenza?
Nello sport con l’allenamento: alleniamo il sistema nervoso che controlla i muscoli e questo riduce questi micro errori. Nell’anziano è molto più complicato perché ha difficoltà ad allenarsi.
Recentemente quindi ‘attenzione si è spostata sul controllo motorio dell’anziani e si è documentato come l’anziano presenti un controllo motorio deteriorato, forse dalla senescenza, ma forse, più probabilmente dalla progressiva inattività.
Certamente gli allenamenti per il controllo motorio sono molto meno faticosi di quelli per i muscoli, ma lunghi e richiedono concentrazione.
I limiti. Sono rappresentati dalla disponibilità dell’anziano a sfruttare i miglioramenti subito dopo e dallo stato generale del soggetto: mialgie, dolori articolari profondamente diffusi, altre patologie intercorrenti possono invalidare l’efficacia del trattamento
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