Innovazione nell’allenamento – Crosystem
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Innovazione nell’allenamento. Il Crosystem costituisce, nello sport, un innovativo strumento, nell’allenamento sportivo, nel recupero, nella prevenzione dell’infortunio del professionista e del dilettante.
La procedure è assolutamente innovativa perché invece di rivolgersi ai muscoli si rivolge al sistema nervoso che li controlla.
La procedura agisce sul sistema propriocettivo: induce un training propriocetttivo.
Innovazione nell’allenamento e il training tradizionale
Il training tradizionale fa lavorare i muscoli per migliorare il loro controllo. Il Crosystem agisce direttamente sul controllo muscolare: agisce direttamente sul sistema nervoso.
Un vecchio slogan recitava “la potenza senza il controllo è nulla”. Il Crosystem agisce sul controllo. Infatti, ad oggi quasi nessun allenamento agisce a quel livello. E quando lo fa, richiede tempi lunghissimi, grande concentrazione e fatica. Il Crosystem agisce direttamente sul sistema nervoso, esaltando il controllo propriocettivo.
Come di regola avviene in medicina e ancor più nello sport, l’innovazione diventa di comune impiego dopo decenni: l’elettrostimolazione, con tutti i suoi limiti si è diffusa dopo gli anni 90, era nota da prima della Seconda guerra mondiale. nel caso del Crosystem è ancora poco conosciuto nell’allenamento , ma possiede un background scientifico internazionale assolutamente consistente.
Innovazione nell’allenamento: approfondimenti
La descrizione degli effetti e dell’applicabilità nell’allenamento sportivo si trova alle seguenti pagine:
- Meccanismi dell’esercizio fisico
- Il nuovo training nello sport
- Utilizzo del Cro®system nella preparazione atletica Preparazione atletica. Aumento del controllo motorio
- Il Cro®system nel training sportivo: la resistenza alla fatica
Approfondimenti sulla funzione del Crosystem
Per ulteriori informazioni su questa innovativa metodologia di intervento, consultate la pagina dedicata agli studi scientifici. Oppure potete contattare il prof. Guido M. Filippi (guidomaria.filippi@unicatt.it)
L’articolo è opera del Prof. Guido Maria Filippi
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