Piede cadente e lesione dello SPE
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Piede cadente e recupero. La lesione dello SPE (nervo sciatico popliteo esterno) genera il cosiddetto “piede cadente”. Disturbomolto invalidante e per il quale i rimedi sono pochissimi e di scarsi risultati. Il Cro®system ha dato nuove possibilità di recupero.
Sommario
- Piede cadente: che cosa è lo SPE?
- Piede cadente: quali sono i rimedi per la lesione dello SPE?
- Per approfondire
- Bibliografia
Piede cadente e recupero: che cosa è lo SPE?
Lo SPE è un nervo che corre superficialmente vicino al ginocchio: traumi di varia natura possono quindi coinvolgerlo, e molte altre condizioni possono danneggiarlo, come problemi alla colonna vertebrale, interventi chirurgici, ecc.
Lo SPE comanda i muscoli che consentono di flettere la caviglia verso l’alto, per evitare un ostacolo durante il passo.
Per capirci, quando saliamo una scala, se l’altezza di un gradino è leggermente superiore (anche pochi millimetri) a quella degli altri inciampiamo. Questo fatto, a tutti ben noto, ci dice due cose:
- Abbiamo inciampato perché non abbiamo piegato abbastanza la caviglia verso l’alto (dorsiflessione della caviglia).
- Il sistema è sensibilissimo, pochi millimetri e sbagliamo: pieghiamo la caviglia solo quel poco che basta per evitare l’ostacolo e bastano un paio di gradini per far capire al cervello di quanto deve flettere la caviglia.
Quando lo SPE è lesionato perdiamo questa capacità e inciampiamo, a seconda di quanta funzione abbiamo perso, anche su piccoli rialzi (anche il bordo di un tappeto), e abbiamo difficoltà a camminare in salita.
Piede cadente e recupero
Quando il danno è parziale, il sistema nervoso compensa adottando l’andatura “steppante”, o lo “steppage”. Si alza molto il ginocchio, così si cammina come se, ad ogni passo avessimo un gradino da salire (non possiamo piegare bene la caviglia e alzare la punta del piede, allora alziamo tutta la gamba).
Quando il danno è importante e il piede è completamente abbandonato a se stesso, il problema è più serio e per non inciampare (e cadere, il problema reale alla fine è la caduta), si devono usare tutori, cioè qualcosa che tenga il piede a 90 gradi rispetto alla caviglia.
Piede cadente e recupero: quali sono i rimedi per la lesione dello SPE?
Le terapie per il piede cadente purtroppo sono poche e molto scarse nei risultati. I muscoli che compiono il movimento richiesto sono molto difficili da esercitare, così, anche quando il danno e parziale e qualcosa è rimasto, le possibilità di recupero sono veramente scarse con la riabilitazione tradizionale.
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Piede cadente e recupero. Ma cosa si deve intendere per recupero? La precisazione è importante.
Un deficit parziale dello SPE presenta:
- Un movimento ridotto in ampiezza (il piede flette ma molto meno del normale).
- Il soggetto inciampa e quindi cammina “steppando”.
Il problema, nella quotidianità, è il secondo, perché ostacola nel cammino. Quando noi camminiamo, saliamo una scala, andiamo in salita, ad ogni passo, non flettiamo al massimo la caviglia, la pieghiamo solo leggermente, pochi millimetri. Ma questo movimento deve essere esatto (esempio del gradino più alto di pochi millimetri) e rapido.
Quindi ciò che è da recuperare non è la forza o l’escursione, ma un pochino di movimento e molta precisione e velocità.
Questi aspetti non dipendono dalla forza, ma dal controllo nervoso. Ecco spiegato anche perché l’esercizio fisico, che aumenta preferenzialmente la forza, serve a poco, anche quando il recupero di forza è cospicuo: se il movimento non è rapido e preciso , si inciampa ugualmente.
Il Crosystem impone una serie di micro allungamenti-accorciamenti delle fibre muscolari (il paziente avverte solo una specie di leggera vibrazione, innocua, non fastidiosa). Questo stimolo è specifico per la sensibilità propriocettiva, che guida la nostra azione muscolare. Questa azione permette di far funzionare meglio e di più quanto può farlo. I tempi di applicazione, solo 3 giorni consecutivi 40-60 minuti al giorno, la persistenza dei risultati (mesi o permanenti) e l’intensità, consentono importanti miglioramenti del tutto rapidi. Ecco quindi che si ha un importante recupero di forza, un forte aumento del controllo della precisione e quindi della velocità. Il piede fletterà di meno rispetto a quello sano, ma il soggetto non “stepperà” più, o almeno molto meno.
Piede cadente e recupero. Limiti del trattamento
Il Cro®system può essere applicato solo se è rimasto un poco di movimento volontario.
Come si può valutare?
Si ha un movimento minimale residuo se riesco a vederlo stando con la gamba orizzontale, con uno spessore sotto il polpaccio, in modo che il tallone non tocchi nulla. Dalla posizione completamente rilassata, cerco di piegare verso il ginocchio il piede. Se in questa posizione c’è movimento, allora, con il Cro®system si può lavorare per recuperare.
Per ulteriori informazioni su qesta innovativa metodica, non esistate a richiedere informazioni al Centro Cro®system Autorizzato più vicino a casa vostra: saremo lieti di venire incontro a ogni vostra esigenza.
Per approfondire
- Il Crosystem
- Neuropatie periferiche
- Sindrome di Guillain Barre’
- Ipotonia e debolezza muscolare
- La propriocezione
Bibliografia
- Camerota F. Celletti C., Don R., Nucci F. Preliminary evidence of the efficacy of the repetitive muscle vibration therapy in chronic foot drop. Acupuncture and Related Therapies 1 27–30 2013
- Paoloni M, Mangone M, Scettri P, Procaccianti R, Cometa A, Santilli V, Segmental muscle vibration improves walking in chronic stroke patients with foot drop: A randomized controlled trial. Neurorehabilitation and Neural Repair 24(3) 254– 262; 2015.
Per ulteriori informazioni su questa innovativa metodologia di intervento, vi invitiamo a consultare la pagina dedicata ai test scientifici. Oppure a contattare uno dei Centri Cro®system Autorizzati, dove personale esperto sarà lieto di chiarire ogni dubbio.
Il Crosystem è in uso da tempo presso diverse istituzioni
La Asl di Latina, Offerto dalla Lega Italiana dei tumori
Il Don Gnocchi di S.Maria al Castello
Il Don Gnocchi S.Maria alla Pineta di Massa
Il protocollo è inserito dal 2016 nelle linee guida americane per la spasticità
L’articolo è opera del Prof. Guido Maria Filippi
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